Donna motociclista: icona di libertà sin dai primi anni del Novecento

L’immagine della donna motociclista è sempre più affascinante e meno legata ai luoghi comuni. Non è stato sempre così. Viaggiamo insieme nel tempo alla scoperta delle prime donne in sella alla moto.
La società è intrisa di luoghi comuni. Uno tra questi è l’ambiguità che riveste l’immagine della donna motociclista.
Il connubio donna-moto è legato spesso al concetto libertà, intesa come mancanza di responsabilità, di non gestione della propria femminilità, di allontanamento dal buon costume e dal buon senso.
Niente di più sbagliato. Ogni giorno le strade sono solcate da motocicliste, che raggiungono i luoghi di lavoro, le proprie abitazioni o che si abbandonano alla sensazione di leggiadria che regala il vento sulla pelle.
Eppure la tendenza delle donne a preferire la moto ad altri mezzi non è nuova. La storia è tracciata da viaggi che iniziano intorno agli anni 50 del Novecento.
La storia della donna motociclista
La pioniera delle donne motocicliste fu Vittorina Sambri, italiana, che nei primi anni del secolo, ha sfidato gli uomini in sella a una Borgo 500 monocilindrica.
Anche Vittorina non fu immune da luoghi comuni e dicerie. I motociclisti dell’epoca dicevano di lei che fosse un uomo, e non una donna, solo perché saliva in sella a una moto indossando pantaloni.
C’è stato un tempo per guardare, un tempo per imparare, uno per provare e poi, finalmente, uno per andare…
Come dice Paola Furlan di Motocicliste.net, che poi prosegue:
Per decenni appollaiate sul sellino posteriore, da alcuni anni le troviamo al posto di guida di custom, enduro, turismo e sportive.
Sono anni in cui la donna inizia a rifiutare lo stereotipo di brava casalinga con il grembiulino e il sorriso, disegnato sulle gote bagnate dalla tristezza e dalla frustrazione, che accoglie il maritino.
La moto diventa simbolo di una ritrovata libertà, svincolata da convenzioni e falsi miti, e pregiudizi, bensì legata a una nuova idea di femminilità: si è madri, si è donne, capaci di amare e di badare alla propria famiglia, di essere ottime amiche e anche esperte motocicliste.
Nel 1962 Beryl Swain ha gareggiato in sella a un Itom 50 al Tourist Trophy, classificandosi 22a di categoria. Fu un evento straordinario, che attirò l’attenzione di tutti gli appassionati. Progresso e benessere non andavano di pari passo con innovazione culturale e da quel giorno le moto furono uno “sport troppo pericoloso per le donne”. Per 16 anni le donne non parteciparono ad un Mondiale.
Nel 1979, in Indianapolis, Gina Bovaird partecipò al campionato americano AMA nella storica 200 Miglia, dove fu premiata come miglior debuttante in pista. Nel 1981 risulta come prima iscritta donna motociclista nella 500 mondiale.
A conquistare per la prima volta punti in una gara del Motomondiale fu Taru Rinne: nel 1987 e 1988 corse nel mondiale 125 conquistando 2 punti, nel

Taru Rinne
1989 ne fece ben 23, record assoluto ancora imbattuto per una ragazza.
Come non ricordare Katja Poensgen, che ottenne grandissimi successi nella sua lunga carriera da motociclista: nel 1995 vinse il campionato ADAC Junior Cup, nel 1997 il titolo europeo Supermono e nel 2001 debuttò nel mondiale 250.
Infine Ana Carrasco, classe ‘97, ha debuttato lo scorso anno come pilota della Moto3 nel team campione del mondo con Maverick Vinales. È stata la prima donna a conquistare punti in tutte le classi a cui ha partecipato dal 2001.
Con il polso della mano destra si regola la velociyà con cui viaggiare oltre le etichette ed esplorare il fascino dell’avventura.
Immagini di donna motocicliste
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